Tiozzo resta al timone del San Giorgio. «Incredulo sul Daspo, farò certo ricorso»
l’intervista
B attagliero e determinato a far valere le proprie ragioni. Ma al tempo stesso concentrato sulla salvezza del San Giorgio Sedico che continuerà ad allenare, seppur tra mille difficoltà. Luca Tiozzo sta vivendo giorni pesanti, perché quel Daspo giunto improvviso dalla Questura di Trento può compromettergli il percorso di allenatore e il cammino della vita che si è scelto.
Aveva pagato a livello sportivo per la frase (“albanese di m...”) rivolta a Grasjan Aliù del Trento (suo ex giocatore ad Adria), in quell’ormai maledetto mercoledì 16 dicembre. Quattro mesi di squalifica poi ridotti a due per punire la discriminazione territoriale.
Ma il Daspo di 5 anni contenente il divieto di avvicinamento agli impianti sportivi dilettantistici cambia tutto. Ci sarà un ricorso legale, fatto dai legali di Tiozzo e poco conta la solidarietà, giunta personalmente e sui social, nelle ultime ore. Intanto Tiozzo prova a pensare alla famiglia e al campo, anche se mica può essere facile.
Mister, il provvedimento l’ha sorpresa?
«Sì, non me lo sarei mai immaginato. Credevo di aver pagato l’episodio con i due mesi di squalifica. Invece qui è entrata in ballo addirittura la giustizia ordinaria».
Come si sente?
«Incredulo ed amareggiato. Era un episodio di campo giunto in una fase concitata dell’incontro, per il quale ho giustamente pagato con una squalifica. Ma da qui al daspo ce ne passa. Tutti sanno cosa accade in un rettangolo di gioco, non a caso mi è stato riferito il supporto unanime di addetti ai lavori e giocatori».
Sembra che sulla decisione abbiano influito dei precedenti. Sa a cosa ci si potrebbe riferire?
«Di sicuro non discriminazione territoriale o simili. Anzi, ho anche aiutato persone di colore in passato e per questo sono stato oggetto di critiche. Mi è capitato di ricevere giornate di squalifica, quello sicuro, ma mai più di due. Niente di diverso da altri miei colleghi. Quindi non saprei proprio a cosa ci si riferisce».
Lei veniva comunque visto come un allenatore dal carattere non mite.
«Fino quando a Matelica - campionato 2018/2019 - il mio grande presidente Mauro Canil venne da me dicendomi: “Luca, sei il numero uno, ma devi darti una regolata in campo”. In quel momento ho iniziato un percorso con un mental coach e grazie a lui ho cominciato a vivere con maggiore serenità l’impegno domenicale. Sì, va anche detto che sino allo scorso anno non esistevano i gialli per gli allenatori: se parlavi, andavi fuori».
E adesso come si può rimediare?
«Un avvocato seguirà la vicenda, cercando di capire cosa e come si può fare. Non conoscevo questo mondo legale, ahimè prima di venerdì».
Come e dove ha seguito la partita domenica, vinta 2-1 in rimonta sul campo dell’Ambrosiana?
«In hotel. Io posso viaggiare con il pullman e andare a pranzo assieme alla squadra, però non posso entrare nell’impianto sportivo. Così ho seguito il match in albergo, in costante collegamento con lo staff tecnico. Devo ringraziare la società, perché da subito mi sono stati ancora una volta vicini. Ora sta a me alzare il livello di meticolosità nel lavoro settimanale, perché poi non potrà stare vicino ai ragazzi nel giorno più importante. Un grazie lo rivolgo anche a Mauro Fin, mio secondo e con il quale il rapporto di conoscenza va via via perfezionandosi allenamento dopo allenamento».
Lo ha appena detto: la società sta dalla sua parte.
«Potevano separarsi dal sottoscritto dopo la squalifica e non l’hanno fatto. Ciò mi coinvolge ancor di più nella rincorsa a quella salvezza iniziata a fine ottobre. E qui a Sedico si stanno creando rapporti veri ed autentici, ben al di là del semplice lavoro di campo».
Mister, parliamo di calcio giocato. Una vittoria fondamentale domenica.
«Merito di un buon San Giorgio, forse poco paziente nel primo tempo e sbadato in due circostanze ma poi determinato nella ripresa. Tre punti importanti, ed ora testa al Delta».
Alla squadra cosa dirà?
«Che voglio trascinarli con rigore e vigore alla permanenza in serie D». —
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