Tormen: «Aveva una qualità eccelsa e vinse da solo quel Padova-Udinese»

Alla vigilia un emissario dei friulani gli offrì 7 milioni per giocare male, lui accettò ma in campo si ribellò segnando la doppietta decisiva

Gianluca Da Poian / BELLUNO

Stadio Appiani, 9 maggio 1977, serie C. Ezio Vendrame gioca con la maglia del Padova, di fronte ai biancoscudati c’è l’Udinese. I friulani sono secondi a quota 45 punti, uno in meno della Cremonese capolista. Promozione in palio o quasi, nel turno in cui sfidando una squadra tranquilla, senza più qualsivoglia obiettivo. Da qui nasce una storia, raccontata in “Amarcord Biancoscudato” di Alessandro Vinci.

VENDRAME VINCE DA SOLO

«La settimana antecedente al match», si legge, «un emissario della squadra friulana contatta dunque Vendrame per comprare una sua prestazione scadente. L’offerta è di 7 milioni di lire. Una cifra molto elevata, specialmente tenendo conto del fatto che all’epoca i giocatori biancoscudati ricevevano, per ogni punto guadagnato, il premio federale minimo di 22mila lire. 44 mila lire per vincere, 7 milioni per perdere.

«Ho giocato tante volte male in vita mia senza che nessuno mi abbia mai dato nulla, figuriamoci se non posso farlo una volta in più», dice Vendrame. E accetta. Il “malloppo” gli sarebbe stato consegnato il lunedì successivo.

«Ma mi sentivo confuso», scrive Sandokan. «Avrei tradito i miei compagni, l’allenatore Toni Pin, i tifosi, ma soprattutto la mia coscienza. Lo stadio era stracolmo di pubblico, composto quasi per intero da tifosi friulani. E fu quel pubblico di ingrati conterranei che, come entrai in campo, mi coprì di improperi e di insulti».

Vendrame si ribella, Vendrame si ravvede. In un moto di orgoglio rinuncia ai 7 milioni e trascina il Padova alla vittoria per 3-2 siglando una doppietta. Una delle due reti arriva addirittura direttamente da calcio d’angolo: Sandokan posiziona il pallone sulla lunetta, si soffia il naso con la bandierina del corner, («Vi pare bello vedere quei giocatori che si puliscono il naso con le mani? Ero lì per battere un calcio d’angolo, e mi sembrò più fine, se vuoi anche più educativo, usare la bandierina a mo’ di fazzoletto», dichiara) e infine sfida i tifosi friulani: «Adesso vi faccio gol da qua». E ci riesce” .

Purtroppo, direbbe Toni Tormen. Già, perché lui fu protagonista di questa storia curiosa. Ad essere precisi Tormen – uno dei bellunesi che più ha ottenuto traguardi di un certo prestigio nel calcio ed attuale ds dell’Union Feltre – era il mediano dell’Udinese.

«Voglio precisare una cosa», ci racconta. «Del contatto tra Vendrame e il nostro emissario, così come dei 7 milioni, non ne sapevamo nulla. Lo leggemmo in seguito, comunque in campo fu partita vera. Ma quel giorno la qualità non elevata, bensì elevatissima di Vendrame, creò solco decisivo tra noi e il Padova. Ci mise in ginocchio da solo. D’altronde, quando lo sfidavi, speravi solamente fosse in giornata no».

Non fu l’unica volta in cui Tormen incrociò Vendrame.

«I ricordi non sono più chissà quanto nitidi, ma ho impresso in mente un passaggio offerto proprio ad Ezio che doveva andare in stazione dei treni, dopo esserci affrontati al Menti. Provo sempre un grande dispiacere quando se ne vanno compagni di squadra ed avversari di allora»

LA LEZIONE ALL’UNIVERSITà

Memorabile la “lezione” tenuta nell’aula Ippolito Nievo del Bo, Università di Padova, il 5 ottobre 2013. Un’ora davanti ad un uditorio composito, non necessariamente tutto amante del calcio. Tema conduttore dell’incontro: i molti campi della creatività, rispondendo alla domanda “Cos’è la fantasia? ”. Sottotitolo: “L’estro di Ezio Vendrame”.

Per il Mattino di Padova era presente Furio Stella, inviato dalla redazione sportiva e penna sopraffina. Che cos’è, dunque, la fantasia?

Vendrame replicò in questo modo.

«È l’istinto quando non lo freni e gli dai lo spazio per volare. Non è una cosa che la inventi: ce l’hai dentro e basta».

Una frase che sintetizza la sua vita, quasi sempre ai limiti, segnata da gesti incredibili, audaci e fuori registro . –

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