Un omaggio al Vajont nel Giro d’Italia 2023
La corsa rosa passerà a fianco della diga per arrivare nel paese omonimo, vicino a Maniago, che fu fondato da alcuni sopravvissuti
UDINE. Quindici maggio 2013, a mezzo secolo dalla tragedia del Vajont il Giro d’Italia arriva ad Erto e Casso, passando per Longarone, per onorare le quasi duemila vittime. Dieci anni dopo, il prossimo maggio, la cosa si ripeterà. Perché il piano che stanno mettendo a punto due regioni, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, ha una altissima probabilità di andare in porto. Visto l’altro valore simbolico della proposta: una tappa sui luoghi del Vajont.
Longarone, la città spazzata via dall’ondata d’acqua, la valle del Piave, i due comuni friulani, la Valcellina colpita “di rimbalzo” da quella tragedia negli anni successivi. Fino a Vajont, il comune sorto nel 1971 vicino a Maniago nella pianura friulana e costituito proprio da alcuni sopravvissuti alla disgrazia.
Non c’è nulla da fare: il Giro d’Italia è spettacolo, magari negli ultimi anni con sempre meno campioni, ma grande tradizione. E soprattutto storia e ricordo. Rispetto, riconoscenza, omaggio. Tante cose per cui è considerato l’evento degli italiani.
Per questo, anche se l’edizione 2022 il prossimo maggio deve ancora disputarsi, con tanto di finale a tutto Veneto, anzi a tutta Marmolada, con il suggestivo arrivo della penultima tappa al Passo Fedaia il 28 maggio prima del gran finale all’Arena di Verona, più di qualcosa si muove anche in vista di quella 2023.
Friuli e Veneto, approfittando anche del consolidato asse politico “in salsa verde” tra i presidenti Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, hanno avviato un circostanziato progetto per portare la corsa rosa a Nord Est anche nel maggio 2023 e, in una tappa dal grande significato simbolico, omaggiare le vittime dell’immane tragedia di cui proprio il 9 ottobre 2023 ricorreranno i sessant’anni.
Non è una novità che i girini passino nei luogo del Vajont. Dopo un passaggio nel 2011, direzione dolomiti e Torri del Vajolet, 11 anni fa, mezzo secolo dopo quella tragedia, perenne monito di come la natura ci metta un attimo a ribellarsi alla scelleratezza dell’uomo, l’arrivo della quindicesima tappa del Giro fu proprio ad Erto e Casso, un km dopo la diga. Vinse il lituano Ramunas Navardauskas una tappa di mezza montagna partita da Cave del Predil e tornata in Friuli dopo un passaggio in Carnia, la salita di Sella Ciampigotto, il tratto veneto fino a Longarone e la salita finale.
Il giorno prima Vincenzo Nibali sul Montasio mise un altro tassello al suo primo Giro d’Italia. Poi, al traguardo di Erto e Casso, dopo essere passato con il gruppo dei migliori a un passo dalla diga-monito, con belle e sentite parole omaggiò le vittime di quel disastro.
Ora il piano di Friuli e Veneto è quello di riportare la corsa rosa il prossimo anno a queste latitudini. Una lettera dei due Governatori è già stata inviata a Rcs. Sanno che il Giro è una risorsa imperdibile per i loro territori e provano a riempire le caselle della corsa rosa, “spartendosi” un po’ le tappe senza farsi la guerra. Il traguardo, salvo cambi di rotta, è stato pensato nel paese costruito ex novo per i superstiti e ora, con i suoi 1.700 abitanti, diventato dimora di un vero e proprio crogiolo di razze. Italiani, immigrati, americani della vicina base Usaf.
Porta un nome pesante che evoca una strage, ma è anche un monito all’umanità e, insieme a Erto e Casso e Longarone, uno sguardo al futuro nel costante rispetto di quelle vittime. Insomma, la tappa del ricordo del Vajont a Vajont. Spettacolare.
Inutile dire che, vista la sensibilità in questi anni dimostrata dagli organizzatori del Giro e in particolare dal direttore Mauro Vegni (vedi gli arrivi al Belice o all’Aquila, la partenza a Rigopiano negli anni scorsi) il percorso per una riuscita del piano sia in discesa.
Già, la discesa. Non ce ne sarà, se non per gli spettatori che scenderanno a valle dopo la tappa, in quella che nei sogni del Friuli dovrebbe essere la tappa regina dell’edizione 2023 della corsa rosa, il giorno prima o quello dopo la tappa del Vajont: l’inedita cronoscalata al Santuario del Lussari quasi all’incrocio di tre confini tra Italia, Austria e Slovenia. Nel mese, peraltro, dell’adunata degli alpini a Udine. Ma questa è un’altra storia.
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