Una mezza Lazio ne fa 14 all’Auronzo

Aspettando i nazionali brilla il talento di Ravel Morrison

AURONZO. I gol sono tanti, tante però anche le assenze nella prima Lazio di stagione. Troppe per farsi un’idea sull’identità che Stefano Pioli vuole dare alla sua creatura biancoceleste nella seconda campagna sulla panchina del club di Claudio Lotito. Nelle quattordici reti rifilate all’Auronzo di Paul De Podestà c’è tanto Keita, autore di quattro della firme capitoline e di tante iniziative personali, che inevitabilmente devastano la resistenza della squadra di Seconda categoria.

Il 4-3-3 del primo tempo. È il modulo classico di Pioli, quello con il quale ha trascinato la Lazio al terzo posto nell’ultima serie A, quello che significa preliminare di Champions League. Priva degli interpreti principali e identificativi del calcio del tecnico parmigiano, la Lazio deve basarsi sulle folate dell’esterno offensivo made in Barcellona per dare profondità al totale possesso palla, che contraddistingue queste amichevoli. Non ci sono Felipe Anderson e Candreva ancora, dunque c’è asimmetria nella manovra della squadra dell’Aquila. Nel tridente è proprio Keita l’unico esterno di ruolo, Djordjevic e Perea si scambiano la posizione ma mai riescono a dare ampiezza allo schieramento laziale. Tanto che, per oliare le catene di gioco laterali da entrambe le parti, Pioli deve spostare il giovane spagnolo di origini senegalesi da sinistra a destra, nel corso della prima frazione. Per il resto si fa notare Wesley Hoedt, centralone olandese del ’94, proveniente dall’Az Alkmaar. Dopo un po’ di ruggine iniziale mostra buone cose nella fase di costruzione del gioco, trovando spesso buone soluzioni in verticale. Il suo operato senza dubbio spicca su quello del suo compagno di reparto Mauricio, evidentemente più impacciato quando ha la palla tra i piedi.

Morrison da spellarsi le mani. Merita un capitolo a parte il “caliente” suddito di Sua Maestà, la grande scommessa di Pioli e della società. La tecnica in velocità di Ravel Morrison è lì per essere ammirata, la concentrazione del mister e dello staff adesso è per trovare una collocazione a questo talento grezzo classe 1993. Pioli lo mette davanti alla difesa nel 4-3-3, l’avversario non è provante per dare un giudizio alla sua prova nonostante le due reti pregevolissime e le giocate da urlo con la palla al piede. Difficile comunque pensare che possa essere questa la sfera d’azione dell’ex West Ham. Il suo dinamismo lo porta spesso a toccare troppe volte la palla, e soprattutto ad attaccare costantemente gli spazi e portarsi in prossimità dell’area. Questo aggiunge pericolosità all’attacco, ma spesso porta alla perdita di equilibrio tattico. Tant’è che nel corso della prima frazione Pioli è costretto a invertirlo di posizione con il giovane Murgia, facendogli chiudere il tempo da interno di destra.

Il 3-5-2 della ripresa. Nel secondo tempo viene rispolverata anche la difesa a tre, con il giovane Prce, Gentiletti e Radu (fresco di rinnovo) a fare da marcatori. A destra vola a tutto campo Patric, altra scommessa catalana, a sinistra si distingue il giovane Seck, mentre Keita va ad appoggiare Perea in attacco. Qui la Lazio dilaga in lungo e in largo, e ai 6 gol del primo tempo, ne rifila altri otto. Perché se nei primi quarantacinque minuti l’Auronzo ha le motivazioni per provare a chiudere ogni varco, nella ripresa queste scemano e per i professionisti è solo accademia. Questa la Lazio, in attesa dei big che arriveranno domani e potrebbero giocare mercoledì con il Top 11 Radio Club 103.

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