Una vita sempre al top. Alvaro Dal Farra fa festa per i 40 anni

BELLUNO. Il pioniere del motocross free-style è bellunese e giovedì sera al Parco di Lambioi festeggerà con tutta Belluno i suoi primi 40 anni. Alvaro Dal Farra rimane uno dei personaggi più...

BELLUNO. Il pioniere del motocross free-style è bellunese e giovedì sera al Parco di Lambioi festeggerà con tutta Belluno i suoi primi 40 anni. Alvaro Dal Farra rimane uno dei personaggi più “acrobatici” del panorama sportivo italiano e mondiale. Presente per numerosi anni ai vertici del freestyle motocross, la sua carriera è stata bloccata da un brutto infortunio. Ma “Alve” non si è fermato ed è il punto di riferimento in Italia della specialità pur non gareggiando più. È orgoglioso di ciò che è riuscito a realizzare.

«Giovedì vorrei tutta Belluno alla festa dei miei 40 anni»


Come è iniziata la tua avventura nel motocross?

«In realtà ho iniziato praticando snowboard anche con risultati ad alto livello, poi in seguito è arrivata la possibilità di coltivare la mia più grande passione: le moto da cross. Come snowborder ho fatto numerose gare in Italia e all’estero e questo è stato un po’ il mio inizio nell’ambito dello sport professionistico. Fin da piccolo ho utilizzato le moto, spesso di nascosto, senza l’autorizzazione dei miei genitori - sorride - poi verso i 22 anni ho iniziato con il motocross freestyle. In Italia nessuno lo praticava. Mi sono avvicinato da solo a questo mondo e e per me è stata una nuova avventura».



Quali sono state le persone importanti che hai incontrato nella tua strada?

«Dopo una fase iniziale come autodidatta, ho incontrato Massimo Bianconcini, Miki Monti, Luca Zironi, Jader Toninello ed in un secondo momento Vanni Oddera. Con loro ho dato vita al team Da Boot. Abbiamo quindi iniziato a creare strutture e ad organizzare manifestazioni, sviluppare e dare nuove forme a questo sport. Oggi siamo uno dei team più importanti in Italia, in Europa e anche nel mondo».

Quale è stata la convocazione più importante che hai avuto?

«Ce ne sono state molte. Nel corso degli anni ho partecipato alle manifestazioni più prestigiose esistenti al mondo. La convocazione che ricordo con maggior piacere è quella ai Red Bull XFighters di Dublino nello Slane Castle. Questa è una delle gare più prestigiose a livello internazionale e contestualmente è una convocazione che rientra nei miei ricordi più importanti. Essere lì, voleva dire essere considerato uno dei migliori top riders mondiali».

Nella tua carriera ha subìto due infortuni importanti. Però da quel sabato 12 settembre 2009 la tua vita è cambiata. Hai riportato svariate fratture ed alcune lesioni, che avevano indotto i medici dell’ospedale di Ravenna a farti rimanere in rianimazione in coma farmacologico, fino a quando la situazione non si fosse stabilizzata.

«Purtroppo l’infortunio del 2009 è quello che ha deciso tutto. Questo è uno dei punti più importanti, forse fondamentale, della mia vita. In quell’occasione sono rimasto fra la vita e la morte per qualche giorno ed ho rischiato molto. Possiamo definirlo l’infortunio più tragico fra quelli che ho avuto, ma poi si è risolto bene, diventando una esperienza molto costruttiva che ha dato una svolta alla mia vita, anche se riprendersi è stato lungo e faticoso».



C’è stato un modello al quale ti sei ispirato?

«Il mio eroe, fin da piccolo, era l’uomo ragno e da qui si può capire la mia propensione al salto. Un altro eroe è stato sempre mio papà, che mi ha dato il maggior sostegno per fare ciò che sono riuscito a realizzare, anche se è la persona che meno avrebbe voluto vedermi usare una moto, considerando che fin da bambino me l’aveva proibita. Effettivamente nella mia carriera mio padre non mi ha mai visto saltare e non ha mai presenziato neanche ad un allenamento. Ma a lui bastava sapere che fossi felice. Nel periodo universitario, quando frequentavo Ca’ Foscari, mi ha responsabilizzato dandomi un budget mensile che mi permettesse di studiare come tutti i ragazzi universitari; niente di speciale o “esoso”, solo per responsabilizzarmi. Quello era il mio budget e con quello dovevo fare tutto, dallo studio, cosa primaria, allo svago che doveva venire solo dopo lo studio. Inizialmente, per proteggermi, non voleva che andassi in moto e cercava di tenermi il più lontano possibile da esse. In quel periodo ho cercato di risparmiare il più possibile per potermi comperare una moto e verso i 23 anni ho iniziato questa Mio padre mi ha sempre motivato, per fare le cose bene e seriamente. Mi sono laureato all’Accademia delle Belle Arti con 108 su 110 e da lì è nata la scelta di provarci e di fare il freestyle mx di professione. Ho portato nell’arte il mio spirito ed i miei docenti erano molto affascinati dal mio modo di esprimermi. Avevo inoltre un rapporto molto trasparente con i miei professori. Nel mondo delle moto qualcuno mi saluta chiamandomi dottor Dal Farra».

Le tue abilità artistiche hanno avuto riflessi nel mondo delle moto?

«Ci sono dei risultati legati alla mia creatività che è stata usata da aziende e sponsor facendo progetti grafici per spingere il loro marchio. Alcune di queste sono Fiat, Red-Bull, KTM e Alpinestars. Le mie idee creative sul prodotto sono state utilizzate con successo. C’è anche un’azienda di attacchi da snowboard, la Union, che da sempre mi supporta e ha usato una mia idea grafica della mia moto per realizzare un attacco simile».

Facciamo un passo in dietro e torniamo agli inizi. Ti allenasti con i fratelli Kratter, campioni indiscussi di snowboard. Come è stato il tuo rapporto con loro?

«Quando avevo circa 20 anni, andavo a Sappada ad allenarmi. All’inizio forse, non c’è stato un gran feeling, poi è nata una grande amicizia che continua ancora oggi. Abbiamo gareggiato insieme girando l’Europa e il mondo; forse, una delle più belle esperienze è stata quando siamo andati insieme negli Stati Uniti in quanto eravamo i primi italiani a fare questo tipo di esperienza».

Il tuo team, Da Boot, recluta tutt’ora dei talenti per il motocross freestyle. C’è qualcuno, magari anche bellunese, che potrà ben figurare in futuro?

«Un nome bellunese da fare è il pontalpino Matteo Botteon, che fa parte del mio team. Il ragazzo sta facendo molto bene, sta crescendo e spero possa migliorare ancora. Ha già partecipato a competizioni internazionali in Europa e nel mondo, tra cui il Sud America e Israele. Matteo arriva dalla mia scuola come altri due ragazzi toscani che io alleno e che hanno già alzato il livello italiano in questo sport. Fanno base a Belluno e si allenano qui. Uno di loro è Leonardo Fini, che partecipa a tutte le coppe del mondo ed è un top otto nel ranking mondiale. Le sue presenze sono internazionali ed è stato in Cina, Russia, Sud America. Ultimamente è stato anche negli Stati Uniti per partecipare ad una delle gare più importanti al mondo con l’altro ragazzo toscano che seguo Davide Rossi. Davide, con Leo, è uno dei piloti più forti in Italia. Con lui siamo appena stati negli Stati Uniti a Salt Lake City dove ai Nitro World Games ha fatto un ottima figura e per poco non è andato in finale. Si è confrontato in gare prestigiose ad invito in Europa e nel mondo dove ha sempre ben figurato».

Abbandonata la vita del pilota “attivo”, oggi, nell’ambito di questo sport, che ruolo hai?

«Sicuramente rimango un punto di riferimento per questo sport. I miei ruoli sono molti. Sono giudice internazionale, di coppa del mondo, ai Red Bull XFighters e a tutte le competizioni alle quali ho partecipato. Inoltre sono allenatore, manager e organizzatore. Credo di essere una persona competente nel mio sport e sono ritenuto una sorta di guru da parte di organizzatori di manifestazioni, piloti e da molte altre persone impegnate nel motocross freestyle. Credo che la mia esperienza, in prima fila come rider, mi ha portato ad avere una visione oggettiva di questo sport e capirne le problematiche e la tecnica. I piloti rispettano molto il mio giudizio e i miei consigli, consapevoli del mio background».

In una carriera così ricca, c’è qualche rammarico?

«No, nessun rammarico. Magari sarebbe stato più bello se avessi avuto una carriera più lunga, ma per come è andata, va molto bene… Ride to party!».
 

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