Union Feltre, è iniziata l’era di Sandro Andreolla

FELTRE. Eccolo Sandro Andreolla versione allenatore. Non una veste nuova, perché in fondo questo è già il secondo anno da guida tecnica dei Giovanissimi verdegranata. Ma vederlo lì, a dirigere la prima seduta settimanale dei “grandi”, un po’ fa effetto. A lui il compito di traghettare l’Union Feltre ad un finale tranquillo di stagione, senza disegnare magari qualche colpo ad effetto nelle ultime tre giornate.
Mister, racconti la chiamata di lunedì pomeriggio.
«Tanto inaspettata quando gradita. Mi sento un uomo della società e per le persone che gravitano attorno a questo ambiente farei di tutto. Ho accettato dunque, solo però una volta avuta la rassicurazione di poter pure continuare il mio lavoro con i Giovanissimi Élite. Credo fosse importante continuare ad esserci, tanto più adesso nella doppia semifinale regionale la Virtus Verona».
Quindi rimanere in sella alla panca Giovanissimi era una sua precisa rischiesta?
«Lo avrei chiesto alla società, ma il presidente mi ha anticipato proponendomi di proseguire nel doppio ruolo».
Se le avessero detto che, in meno di due anni, sarebbe già approdato in prima squadra?
«Non ho mai fatto mistero di avere, un giorno, tale ambizione. Così presto ha stupito pure me. Evidentemente la società ha fatto le sue valutazioni e mi ha ritenuto adatto per il ruolo».
Torniamo alla prima squadra. L’ultima partita è stata un massacro. Ad ogni modo la classifica non è negativa, anzi. Non sarà facile, però già vincere domenica a Mantova cambierebbe diverse prospettive.
«Obiettivi importanti da raggiungere ci sono ancora. Abbiamo la possibilità di centrare il record di punti dell’Union da quando milita in serie D (che è di 49, anche se nella stagione 2013-2014 sul campo furono 52, prima della sconfitta a tavolino con il Giorgione, ndr) e pure i playoff, in fondo, sono ancora a portata di mano. Per carità, il calendario è difficile, ma penso le avversarie non siano così contente di doverci affrontare».
Su cosa lavorare dunque nelle prossime tre settimane?
«Vedendo l’andamento dell’ultimo mese, credo il problema sia più nella testa. A livello tattico qualcosina cambierò, perché se un allenatore subentra deve portare le proprie idee. Detto ciò, ho un clamoroso rispetto per il lavoro di Andrea Pagan, tecnico con una grande preparazione. Altra cosa a cui tengo molto: con me tutti partono da zero. Nessuno si deve sentire escluso o titolare inamovibile, in base a come andavano prima le cose. Tra l’altro, più potenziali titolari hai in squadra, e maggiore è il livello degli allenamenti».
I suoi Giovanissimi Élite, oltre a grandi risultati, hanno convinto spesso sul piano del gioco. Ma in una prima squadra si può cercare il calcio piacevole oppure meglio essere pragmatici e puntare tutto sul risultato?
«Guardiola e Mourinho sono gli esempi più lampanti delle due diverse filosofie. Dopo di che, anche le squadre di Guardiola qualche volta lanciano lungo: sempre belli non si può essere. Però se ti vengono a pressare, devi avere un’identità precisa e sapere cosa fare. E poi dipende pure da quali avversari vai ad affrontare».
Da ex attaccante, cosa può dire di Calì, al quale pesa l’assenza del gol?
«Vincenzo è un centravanti che a me piace moltissimo. Avrei avuto piaciuto di giocare con lui perché mi avrebbe permesso di girargli attorno e inserirmi nei vari spazi. Adesso lo può fare Madiotto, ed è fortunato. Comunque deve solo stare tranquillo e sereno mentalmente, perché l’ambiente lo apprezza. Sono convinto saprà segnare reti pesanti da qui alla fine».
Mi indichi un suo allenatore che ancora adesso è modello di riferimento e pure un big del calcio a cui si ispira.
«Per me è facile rispondere. Da giocatore mi hanno insegnato tanto Massimo Pavanel a Pordenone e Giuliano Zoratti all’Itala. Come grande nome, ho avuto la fortuna si svolgere qualche allenamento con la prima squadra della Reggiana, quando era guidata da Carlo Ancelotti. Un grande, soprattutto nella gestione del gruppo. Vista come è andata al Bayern, non vedo l’ora di rivederlo su una panchina importante».
Tornando all’Union. In questa fase della stagione si cerca solitamente di valutare quali giovani possono essere pronti in vista del prossimo anno. Come gestire le rotazioni?
«Abbiamo la fortuna di avere una batteria di 2000 parecchio interessante. Compatibilmente con le esigenze della società cercheremo di vederli all’opera. Già domenica, ad esempio, qualcuno di loro dovrà sostituire Cossalter squalificato».
A proposito di Alex, nei Giovanissimi alleni il fratello Thomas. Si assomigliano?
«La fratellanza è evidente nel modo in cui approcciano a questo sport. Alex è titolare in serie D da due stagioni, e prima aveva fatto presenze pure in Eccellenza. Thomas, nonostante molte convocazioni nelle varie rappresentative, non c’è stato allenamento al quale sia mancato. Sono cresciuti a pane e calcio ma soprattutto sanno cosa sia il rispetto».
Mister, ma alla squadra cosa dirà nei prossimi giorni?
«Mi piacciono poco le frasi fatte. Però mai come in questi casi è necessario pensare ad una partita per volta. A Mantova poi voglio una prestazione convincente, al di là della ricerca di un risultato pieno: dopo lo 0-6 di domenica, penso la società in prims lo meriti. Non ho dubbi però sugli stimoli che avranno i ragazzi. D’altronde, se mancano quelli quando giochi in stadi come il Martelli, allora è giusto limitarsi a frequentare i campi di periferia».
Il presidente è stato categorico sul discorso che lei, da lunedì 7 maggio, tornerà ad allenare nel settore giovanile. Ma in cuor suo, non spera magari di far cambiare idea ai dirigenti?
«Ancor prima di iniziare la telefonata, mi ha detto in dialetto “non farti illusioni”. Una frase che ho apprezzato per la sincerità. Adesso devo condurre in porto la nave, poi tornerò nel vivaio e va bene così. Le ambizioni non mancano di certo, però ci sono pure i tempi adeguati ad ogni cosa e progetto».
Per concludere, come hai dato la notizia ai ragazzi dei Giovanissimi Élite di questo nuovo incarico?
«Li ho avvertiti subito lunedì sera nel nostro gruppo whatsapp, assicurando comunque la mia presenza come già detto. Ho ricevuto una vagonata di messaggi e tutti erano orgogliosi e contenti. Devo dir loro grazie, perché se sono cresciuto in questi due anni hanno molti meriti».
Però adesso multa a chi non sarà presente il 29 a tifarla contro l’Este.
«Eh bè, voglio striscioni dedicati e quant’altro. Scherzi a parte, credo ci saranno comunque. In fondo vorranno pur vedere cosa combina il loro allenatore...».
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