Union Feltre: oltre 30 giocatori e 3 mister nella stagione più nera dei verdegranata

Il diesse Tormen: «Ci sto male per l’Union Feltre, non ho problemi ad assumermi le mie colpe però molti dei cambi nella rosa sono stati fatti ascoltando le necessità dei vari allenatori» 
14/04/21 - Calcio Serie D - Union Feltre vs Calcio Montebelluna -
14/04/21 - Calcio Serie D - Union Feltre vs Calcio Montebelluna -

Gianluca Da Poian / FELTRE

Oltre trenta giocatori impiegati, tre allenatori, rari momenti di soddisfazione e numerose debacle.

L’ultima quella di mercoledì, che potrebbe essere decisiva nel momento di emettere il verdetto retrocessione. Il Montebelluna era eccome alla portata, e per oltre quaranta minuti c’è stata quasi una sola squadra in campo. Stava fin stretto l’1-0 di Fantinato, poi l’ennesimo buio, l’ennesima rimonta, l’ennesima sconfitta.

I numeri impietosi dicono che il penultimo posto occupato dall’Union Feltre è inappellabile. Ottava sconfitta nelle ultime nove giornate, con la sola parentesi del pari beffardo contro l’Este, 18 ko totali a fronte di sole sei vittorie, 53 gol subiti. Soprattutto, 23 punti appena in classifica, senza neppure l’appiglio di qualche recupero.

Sul banco degli imputati c’è pure il direttore sportivo Antonio Tormen, a suo tempo già difeso dal presidente Nicola Giusti e dallo sponsor Dario Cremonese per le operazioni di mercato.

«Le abbiamo sempre effettuate in tre, dopo aver parlato con gli allenatori», dicevano.

E Tormen come vive questa situazione?

«Male, mi dispiace davvero tanto. Ho sempre fatto calcio da quando era giovane, mai ho vissuto qualcosa di simile, anche se un anno storto nello sport capita. Ad agosto avevamo in mano una squadra forte e logica. Poi i cambi di guida tecnica hanno portato a vari stravolgimenti ed una certa confusione diviene inevitabile».

Si sente uno dei responsabili della stagione dell’Union Feltre?

«Certamente, non ho problemi ad assumermi le mie colpe. Perché quasi nessuno dei confermati dello scorso anno è riuscito a rendere come ci si aspettava, ad esempio. Siamo ripartiti da Corasaniti, Trevisan, Nonni, Stevanin, Miniati e De Carli, aggiungendo Giacomazzi che era da noi sino ad un anno prima. Purtroppo, forse il solo De Carli non ha abbassato il rendimento. Come mai? Se lo sapessimo, avremmo risolto prima i problemi. Tra i nuovi, invece, qualcuno ha dimostrato il proprio valore, molti altri no ed altri ancora non sono mai stati abbandonati dai problemi fisici. E un direttore sportivo in fondo è chi sceglie, condividendo nomi, ruoli e caratteristiche con le figure preposte».

Troppi cambiamenti tra dicembre e gennaio?

«Qui vorrei fare una puntualizzazione. Perché ogni mister porta le proprie idee. Noi abbiamo assecondato certe esigenze, forse troppo, ma è normale all’inizio voler dare credito a chi allena la squadra. A volte non dovevamo farci condizionare, e mi riferisco soprattutto a certe operazioni in uscita per le quali ero contrario. Durante la sosta natalizia è stato ad esempio mandato via Michelotto, ora protagonista assoluto al Fiorenzuola in lotta per vincere il campionato. Oppure Vignali o Busetto un mese dopo».

Magari a fine campionato la società non la confermerà, nel momento di programmare la prossima stagione.

«A me cosa farò da luglio in poi non interessa nulla. Perché innanzitutto abbiamo una salvezza da ottenere ed ancora fattibile, vorrei ricordare. Mancano 27 punti e nessuno sa quante formazioni retrocederanno. Inoltre vivo il calcio come una passione, non devo lavorare per forza alla mia età. Il futuro personale è l’ultimo pensiero in questo momento».

Chiudiamo con il caso Malagò?

«Che un giocatore chieda di non essere convocato in quanto suppone di dover partire dalla panchina, è l’emblema della nostra stagione». —

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