Walter De Barba, il “volto” di uno sport che ha fatto conoscere Belluno
Nicola Pasuch BELLUNO
Ricordi, sogni, riflessioni. La pallavolo bellunese si interroga sul futuro. Walter De Barba, che del volley provinciale è (ed è stato, da giocatore) uno dei principali protagonisti, intravede diversi possibili scenari. Il meno probabile? Che si torni sotto rete in primavera, per concludere la stagione.
«Lo scenario più probabile è che si chiudano qui i campionati. Potrebbero venire annullati, come se non si fossero mai giocati. Oppure potrebbero essere tenuti buoni, ipotesi per la quale propendo. In questo caso si potrebbe prendere la classifica dall’ultima giornata giocata, la 15ª, oppure quella della fine del girone d’andata. Tra le due ipotesi cambierebbe poco. Se non fosse stato completato il girone d’andata sarebbe stato giusto annullare la stagione. Ma dal momento che tutti hanno giocato contro tutti credo che l’annata andrebbe convalidata. Se la Federazione dovesse considerare nulla la stagione, le società chiederebbero la restituzione delle tasse gara».
La Federvolley ha ufficializzato l’annullamento del Trofeo dei Territori sia indoor e sia beach, dopo quello del Trofeo delle Regioni di Montegrotto Terme e di tutte le finali nazionali giovanili. Nessuna decisione è stata assunta, invece, almeno finora, su un eventuale ritorno in campo
«Credo sia improponibile riprendere a giocare, anche perché le squadre dovrebbero ricominciare ad allenarsi, prima di tornare in campo. Un’altra ipotesi che circola è quella di procedere ad una sorta di playoff, magari per le prime tre di ogni girone. Ma anche per questa soluzione credo non ci sia spazio. Giocare in estate creerebbe problemi per la chiusura degli impianti e delle scuole».
Se si scattasse una fotografia attuale, molte sarebbero le squadre bellunesi ben piazzate in classifica.
«Infatti, per la nostra provincia sembrava un anno magico: dalla Pallavolo Belluno in giù, passando per il Limana. Anche il Trichiana era partito bene. Ora si trova al quart’ultimo posto ma ha dimostrato di avere le armi per la serie D. E poi c’è stato questo bel testa e testa tra il Feltre e noi. Certo, sarebbe bello ritrovarci l’anno prossimo in serie C, il Feltre e noi… Insieme al Limana».
A proposito di anni magici, le pagine più belle del volley provinciale sono state scritte dalla fine degli anni Settanta in poi, quando la Pallavolo Belluno si affacciava sulla scena della massima serie nazionale. Una pagina unica?
«In un certo senso sì, se non altro perché la pallavolo in quegli anni, e intendo dopo il 1972-73, muoveva i suoi primi passi e viveva una crescita importante che partiva dalle scuole. Certo, già era nata qualche anno prima a Belluno. Ma fu in quegli anni che Tommaso Pellegrini e altri insegnanti di educazione fisica cercarono uno sport di squadra da praticare in palestra e lo trovarono nella pallavolo. Da lì si è sviluppato un intero movimento. Inizialmente la pallavolo in provincia di Belluno era quasi esclusivamente maschile. Poi, con il tempo, la situazione si è ribaltata. Se non ricordo male di lì a poco si formarono ben sedici squadre under 18, mentre adesso sono soltanto due le società bellunesi che portano avanti il volley maschile. Ciò significa che c’erano più società, ma anche più ragazzi».
Ben presto Belluno ha conosciuto la serie A.
«Nel 1978-1979 siamo arrivati in A1 e per una dozzina d’anni, fino al 1990, Belluno ha recitato un ruolo importante sulla scena del volley nazionale. Tanto per intenderci, un anno siamo stati tra le cinque o sei squadre più forti d’Italia. Poi abbiamo dovuto fronteggiare vari problemi, tra cui quello logistico. Anche per le altre squadre, venire a giocare a Belluno non era facilissimo. Entrare ed uscire dalla nostra provincia all’epoca non era certamente così facile; non c’era neppure l’autostrada, immaginate voi... E anche per noi non era semplice andare a giocare in giro per l’Italia. In ogni caso, la squadra in serie A ha portato entusiasmo e motivazioni. Giocavamo al De Mas, che è situato in una posizione molto centrale. E una grande parte la fecero proprio i tifosi, che ci davano una marcia in più. È stata un’alchimia perfetta che ha portato ad ottenere quei risultati».
Un’alchimia irripetibile, dunque?
«Irripetibile non tanto sul piano tecnico, perché anche nella Pallavolo Belluno di quest’anno ci sono ragazzi con potenzialità. Semmai, il problema è che c’è poco ricambio perché nel frattempo sono nati tanti altri sport e la programmazione, in passato, non è stata fatta adeguatamente. In ogni caso, nonostante un movimento ridotto numericamente, la Pallavolo Belluno maschile milita in una categoria importante come la serie B. Merito anche dei fratelli Da Rold, con Andrea Gallina e Sergio Milani, che hanno saputo ricreare una bella alchimia trainando la pallavolo ad un risveglio molto positivo».
Per ritornare ai fasti di un tempo cosa servirebbe?
«Tentare di allargare la base, creare nuove società o comunque creare collaborazioni. Tutto passa attraverso la possibilità di far praticare quest’attività ai ragazzi. Un tempo nelle valli esistevano dei gruppi, nell’Agordino, in Cadore. Non è semplice. Speriamo comunque che ci si riesca. Intanto, vedo che in serie B c’è un bel gruppo affiatato, con poca gente da fuori ma ben selezionata. Così come avveniva ai nostri tempi nella scelta degli stranieri, che fu sempre molto oculata, salvo qualche distrazione...». —
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