«Basta con il welfare pagato da tutti»
AGORDO. «È ora di finirla di garantire il welfare aziendale di pochi con i soldi di tutti, anche di chi prende 700 euro lordi di pensione al mese».
È duro l’attacco di Renato Bressan, segretario Spi Cgil, al sistema welfare di Luxottica. Un attacco che arriva mentre il segretario è in Agordino per firmare la negoziazione sociale con i Comuni che in questi anni hanno visto pesantemente decurtati i trasferimenti statali: da 6.004.470 euro del 2009 a 304.997 euro del 2017. Significa 5.700.000 euro in meno.
«Abbiamo incontrato tutti i sedici Comuni dell’Agordino – dice Bressan, ad Agordo con Aldo Da Roit e Silvano Mosca dello Spi-Cgil – con cui abbiamo raggiunto quattordici intese: mancano Cencenighe perché, pur avendo parlato assieme, con il commissario prefettizio non sigliamo intese, e Falcade perché il sindaco era ammalato, ma rimedieremo a breve».
Un passaggio che consente alla Cgil di fare un quadro della situazione socio-economica e demografica dell’Agordino. Un quadro a tinte fosche. Come detto, in questi anni i Comuni agordini hanno conosciuto dei tagli statali pesanti.
Come sono stati coperti? «I vari sindaci – dice Bressan – hanno innanzitutto aumentato l’Irpef che è passata da 1.164.445 euro del 2009 a 1.887.897 euro del 2016 (+723.452 euro); è aumentata la tassa sui rifiuti il cui introito è passato da 3.125.598 euro del 2009 a 3.391.434 del 2016 (+265.836); è aumentata la tassa sulla casa da 6.068.939 euro del 2009 (Ici seconda casa) a 8.344.950 euro del 2016 (+2.276.011 euro); anche la Tasi, istituita nel 2015, è passata da 428.180 euro a 752.274 euro».
«Per colmare l’ammanco – continua Bressan – i Comuni hanno anche diminuito la spesa corrente: nel 2009 era di 22.860.109 euro, nel 2016 di 22.263.725 euro».
Ma se i dati del passato sono negativi, quelli del presente (che sottendono quelli futuri) non lo sono di meno. Bressan focalizza l’attenzione sull’andamento dell’imponibile. «Nel 2015 – dice – quello totale della vallata era di 313.986.898 euro, nel 2016 era di 312.410.349 euro. Si sono persi un milione e mezzo di euro e anche il numero dei contribuenti è calato (da 15.997 a 15.870 euro: -127) a causa dello spopolamento. Meno imponibile significa che le risorse comunali si assottigliano e che per i Comuni c’è più difficoltà nel mantenimento dei servizi locali: il trasporto pubblico, l’assistenza domiciliare. A Cencenighe mi dicono che devono chiudere l’asilo nido perché la Corte dei conti è intervenuta spiegando che stanno pagando troppo per il numero di bambini e che le risorse che hanno non lo consentono».
È di fronte a questa situazione che secondo Bressan stride ciò che succede con il welfare aziendale, nella fattispecie quello di Luxottica. «Qualcuno mi ha detto – continua infatti il segretario dello Spi-Cgil – che si potrebbe chiedere un aiuto a Luxottica per il nido di Cencenighe. Eh no: non è l’azienda che deve intervenire direttamente per il nido. L’azienda deve lasciare allo Stato i soldi delle tasse dei cittadini con i quali finanzia il suo welfare».
«Dobbiamo fare una battaglia nazionale – continua Bressan – per modificare un’impostazione che sottrae continue risorse al pubblico. È un fenomeno devastante: se i negoziatori all’interno dell’azienda concordano sul fatto di destinare la produttività aziendale al welfare mi sta bene, ma che il welfare di pochi venga pagato con i soldi delle tasse di tutti i cittadini lo trovo un’ingiustizia. Questo succede perché per i redditi fino a 40 mila euro ciò che viene dato come welfare non è tassato. Poi la gente va dal sindaco a lamentarsi che il Comune non eroga servizi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi