Causa di lavoro, in 19 contro Luxottica

Chiamate in causa anche sei agenzie interinali: il gruppo di ex lavoratori ha presentato ricorso per la mancata assunzione
Agordo, 12 ottobre 2006. Lo stabilimento della Luxottica azienda produttrice di occhiali
Agordo, 12 ottobre 2006. Lo stabilimento della Luxottica azienda produttrice di occhiali

AGORDO. Una class action contro Luxottica e sei agenzie di lavoro interinale: Adecco, Umana, Obiettivo lavoro, Manpower, Metis e Randstad. Il ricorso è stato presentato il 27 febbraio al giudice del lavoro del tribunale di Belluno dallo studio legale Ponticiello e la prima udienza è fissata per il 24 aprile.

A intentare questa causa 19 ex dipendenti della Luxottica, 9 assunti ad Agordo e 10 a Pederobba tramite le società di somministrazione, ad eccezione di uno assunto direttamente dall’azienda. Si tratta di due lavoratori italiani e 17 romeni.

Lo studio Ponticiello contesta «un uso indiscriminato dei contratti a termine con lo scopo di servirsi del lavoratore fino ai limiti contrattuali, impedendo che lo stesso raggiungesse e maturasse il periodo oltre il triennio, che lo avrebbe portato all’assunzione a tempo indeterminato. Luxottica ha proceduto a continui rinnovi mediante proroghe, anche servendosi di più agenzie di somministrazione per uno stesso dipendente».

Queste persone hanno lavorato a Luxottica per il tempo massimo di 36 mesi, termine oltre al quale sarebbe scattato, come previsto dalla legge, l’obbligo di assunzione a tempo indeterminato. Al termine dei tre anni, però, tutti sono stati mandati a casa. L’assunzione temporanea era giustificata dall’azienda «con la necessità di incrementare temporaneamente i volumi produttivi per fare fronte all’incremento degli ordini in arrivo dal mercato del settore dell’occhialeria», si legge nel ricorso che è stato presentato. Ma questa dichiarazione, secondo lo studio legale, «sarebbe priva di fondamento, in quanto a questi lavoratori, mandati a casa perché non c'erano più i picchi di lavoro, ne sarebbero succeduti altri, assunti sempre con la stessa motivazione, cioè per far fronte a un aumento di volumi», dice l’avvocato, che puntualizza: «Tutti i ricorrenti si sono egregiamente comportati e non hanno mai avuto alcun rimprovero».

Nel ricorso si evidenzia che Luxottica ha assunto questo comportamento dal 2007, «andando fuori quote legge e in contrasto con il contratto collettivo nazionale di lavoro, che indica tassativamente i casi in cui un’azienda delle dimensioni di Luxottica possa assumere personale a tempo determinato, anche servendosi di persone in somministrazione o con contratti diretti. Questi lavoratori non rinnovati venivano successivamente esclusi da ogni altra possibile chiamata nel colosso dell’occhialeria».

Nel gennaio 2014, prima di arrivare al ricorso, lo studio Ponticiello aveva avviato una transazione conciliativa con i legali di Luxottica. Questi avevano presentato un indennizzo di 3.500 euro lordi a lavoratore, offerta scartata perché ritenuta non congrua. Era stato proposto un contratto annuale rinnovabile, bocciato però dalla società. Nel ricorso, ora, si chiede che vengano reintegrati o sia dato un risarcimento adeguato. «La norma non può e non deve essere usata a piacimento per raggiungere i fini della precarietà a oltranza a favore del datore di lavoro», conclude Mina Ponticiello. «La flessibilità deve essere legata a esigenze volte a far sopperire carichi improvvisi di lavoro e ordini produttivi superiori alla media».

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