«Dal Cipa bugie sul progetto dei veleni»
LENTIAI. «La favoletta dell’innocuo depuratore»: così Angelo Zampol, Gruppo Natura, definisce l’affaire ex San Marco di Cipa. «Le reali intenzioni», sottolinea, «sono state ampiamente smascherate, e tutti, non solo a Lentiai ma nell’intera Valbelluna, le conoscono bene: non si tratta di un depuratore ma di una pericolosissima piattaforma dei veleni. Questa semplicissima verità è stata dimostrata da tecnici molto competenti ai quali abbiamo fatto esaminare il progetto ed è stata presentata alla popolazione di Lentiai in molte occasioni. Tanto è vero che la popolazione è insorta in massa e ai lentiaiesi si sono uniti e si stanno unendo Comuni e associazioni del Bellunese, che capiscono bene che il progetto è pericoloso anche per loro perché l’aria e l’acqua non hanno confini».
Zampol annuncia future iniziative, sottolineando un aspetto della vicenda che «sconcerta profondamente noi e quanti condividono la nostra posizione»: cioè «la presenza di Lattebusche nella piattaforma dei veleni. Com’è possibile che un’azienda che produce cibo, che vende prodotti del latte, che tiene ad ecologia, qualità e salute, possa partecipare a questo progetto?».
Zampol continua: «La situazione reale è questa, e si comprende facilmente il giochino del Cipa: raccontare storielle per rendersi piccoli e innocenti, fingendosi dei buoni samaritani che agiscono per il bene altrui e non per i propri interessi economici. Le bugie, come sostiene un vecchio proverbio hanno sempre le gambe corte».
Arone Roni cie che il depuratore già esistente a Lentiai è vecchio e sottodimensionato: «Nulla di più falso: lo stesso gestore Bim-Gps lo ha dichiarato sufficiente per l’abitato di Lentiai e non compare tra i depuratori della provincia che richiedono un intervento urgente. Inoltre, è semplicemente assurdo che un depuratore pubblico debba essere interamente consegnato ai privati. Un’altra perla di ambiguità», continua Zampol, «è quando Roni dice che l’ex San Marco ospiterà solo un impianto di trattamento biologico, che smaltirà i reflui di Lattebusche e quelli civili di Lentiai e Busche. Poi – e qui viene il bello – aggiunge che sarà attivato il trattamento fisico-chimico. Il giochino è proprio qui: cominciare piano per non spaventare troppo, e poi, al momento buono e senza dare nell’occhio, iniziare con la piattaforma dei veleni a pieno regime. Il Cipa afferma di volersi occupare di rifiuti biologici, ma nei documenti presentati alla Regione continua a fare richiesta di poter trattare ancora un numero sterminato di porcherie tossiche e pericolose (leggere per credere: sito della Regione /depuratore S. Marco/pratica 31/13). Guarda caso, questo tipo di rifiuti non viene prodotto nella Valbelluna; quindi è ovvio che si comincerà a importarli da ogni parte. Guarda ancora caso, questo tipo di impianti, se realizzato all’estero, con tutte le garanzie e le precauzioni, costa dai 15 ai 20 milioni di euro, mentre la piattaforma alla ex S. Marco costerà poco più di 4 milioni. Che pensare di fronte a questa sproporzione di cifre? Questi semplici fatti tolgono ogni credibilità a tutto ciò che il Cipa ha affermato nei giorni scorsi».
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