Jihad, maestro sloveno per Mesinovic e Karamaleski
VENEZIA. Gli inquirenti coordinati dal pubblico ministero antiterrorismo di Venezia Walter Ignazitto hanno raccolto più di una testimonianza a Belluno e Pordenone, soprattutto tra i musulmani che frequentavano il macedone Munifer Karamaleski, partito verso la Siria per combattere, e il bosniaco Ismar Mesinovic, partito con il figlio di tre anni e morto sempre in Siria tra le fila dell’Isis.
Anche grazie a questi racconti hanno messo assieme il ritratto del combattente sloveno, un trentenne, che ora si trova in Siria, al quale l’imam Bilal Bosnic, in carcere a Sarajevo, aveva affidato il compito di sgrezzare e addestrare nel Bellunese coloro che dovevano partire per combattere. Il nome dello sloveno non è ancora finito nel registro degli indagati della Procura veneziana, dove sono iscritti per il momento soltanto Bosnic, il marocchino Anass Abu Jaffar, che da tempo ha lasciato Belluno, e Aihani Veapi, che risiedeva a Pordenone.
Il reato contestato è quello introdotto da poco nel codice penale, quello che vieta il reclutamento. Reclutamento al quale pensava lo stesso Bosnic, grazie ai suoi sermoni in giro per mezza Europa e anche in Italia e proprio per questo definito «imam itinerante». Era lui ad infiammare gli animi, a preparare le menti, a fornire i contatti in Siria e anche il supporto logistico ed anche il denaro per arrivare nelle file dell’Isis attraverso la Turchia. Mentre il quarto uomo, lo sloveno, forniva i primi rudimenti del combattimento.
E sono gli stessi testimoni che hanno riferito ai carabinieri del Ros di aver saputo e visto che sarebbe stato Mesinovic, prima di partire per la Siria, ad aver ricevuto l’ordine di acquistare in Italia un drone, un elicottero con un’apertura delle pale di circa un metro che avrebbe portato con sè nel viaggio verso il Medio Oriente. I militari del Ros hanno già sentito il commerciante che ha venduto l’apparecchio e che ha riferito di non averlo venduto a Mesinovic, ma ad un’altra persona, evidentemente a lui collegato che è stata già identificata.
Si attendono molto, intanto, gli inquirenti dall’incontro con gli investigatori bosniaci che presumibilmente avverrà a Venezia alla fine del mese di aprile. Da Sarajevo arriverà il pubblico ministero che si occupa di antiterrorismo in Bosnia, Dubravko Campara. E’ l o stesso magistrato che ha coordinato il blitz che ha portato all’arresto di Bosnic e di altri presunti terroristi lo scorso anno. Grazie agli accertamenti svolti nel suo paese, avrebbe già ricostruito che per la Siria sarebbero già partiti almeno trenta combattenti bosniaci verso la Siria, tutti grazie all’azione dell’«imam itinerante». I magistrati veneziani e quelli di Sarajevo si dovrebbero scambiare verbali d’interrogatorio e documenti.
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