Lavoratrice screditata Luxottica la risarcisce

AGORDO. Luxottica risarcisce l’operaia. Una donna, P.R., aveva portato l’azienda di Agordo e i superiori gerarchici davanti al giudice del Lavoro per comportamenti lesivi di dignità, decoro e reputazione. Un’azione civile, che è durata poco più di un anno e si è conclusa nei giorni scorsi con il riconoscimento da parte del giudice Anna Travia di un risarcimento di 5 mila euro, più il pagamento delle spese processuali. La dipendente era difesa dagli avvocati Daniela Segat ed Emiliano Casagrande e aveva chiesto una cifra simbolica, ma allo stesso tempo significativa. Non le interessavano tanto i soldi, quanto il fatto che certi comportamenti non si ripetano non solo nei suoi confronti, ma anche dei colleghi.
I fatti oggetto del ricorso sono del 23 luglio 2016. P.R. lavora nella multinazionale dell’occhiale ormai da 11 anni e il suo ruolo è quello di capoturno di notte, nel reparto Animatura e spessatura aste grezze. Prende servizio alle 22 e l’aspettano otto ore di lavoro, fino alle 6 del mattino dopo. Quando manca una decina di minuti alla fine dell’orario, viene convocata dal superiore che le comunica lo spostamento al turno di giorno «perché si era comportata male nei confronti di alcuni operai». Il dialogo non è per niente privato, perché sono presenti alcuni addetti sia del turno che sta per terminare che di quello che comincerà dopo pochi minuti. Non le vengono date spiegazioni, salvo che ci saranno accertamenti. La donna si sente screditata nella propria dignità personale e professionale: ritiene di aver tenuto un comportamento esemplare e non vede perché dovrebbero pensare il contrario quelli del turno diurno.
Incarica gli avvocati di presentare un ricorso al giudice del Lavoro, mentre non ritiene di procedere in sede penale per l’ipotesi di reato di diffamazione. Una prima udienza si era svolta il 3 maggio dell’anno scorso, nel frattempo sono stati ascoltati dei testimoni e lunedì scorso Travia ha stabilito il nesso di causalità tra l’evento e il danno, di conseguenza la legittimità della richiesta di risarcimento avanzata dalla capoturno: riconosciuto il discredito sofferto in azienda. Luxottica e il superiore erano difesi dagli avvocati Paniz e Fullin e le loro richieste andavano naturalmente in senso opposto.
P.R. sta sempre lavorando in Luxottica: «Un’accusa generica quella che le era stata mossa, oltre che ingiustificata», sottolinea Daniela Segat, «la mia assistita non ha dovuto sopportare alcun procedimento disciplinare. Non era un problema di soldi, l’importante è che un fatto del genere non si ripeta. Sono stati violati contratto collettivo di lavoro e codice etico».
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