L’uscita di Luxottica ha effetti pesanti su Confindustria Belluno

La quota associativa del colosso dell’occhialeria pesa per il 30-40% sui conti dell’associazione bellunese

BELLUNO. La revoca, da parte di Luxottica, dell’iscrizione a Confindustria Belluno rischia di avere un impatto non indifferente sulla piccola associazione locale. Con ottomila mila dipendenti in provincia (oltre 85 mila nel mondo), il colosso dell’occhialeria, infatti, è quella che pesa più di tutti all’interno dell’associazione.

Infatti, se in linea generale la quota associativa si paga in base a una percentuale sui contributi versati che dipende dal numero di lavoratori, per le mega società come quella di patron Del Vecchio la quota viene contrattata. Ed è immaginabile che sia molto cospicua.



Come farà ora Confindustria, che tra l’altro entro l’anno andrà a nuove elezioni vista la scadenza di mandato del presidente Luca Barbini, a sostenersi, considerata l’uscita di altre imprese negli ultimi anni?

L’uscita di Luxottica. Che Luxottica intendesse andarsene era nell’aria già da diverso tempo, dicono i beni informati, ma poi tutto sembrava essere stato superato, fino alla settimana scorsa, quando è arrivata la notizia ufficiale. La vicenda avrebbe dovuto passare inosservata, ma tutte le cose che riguardano il colosso mondiale dell’occhialeria non possono passare sottotraccia.

Il cavalier Del Vecchio aveva in essere, tramite il suo gruppo, cinque rapporti associativi a livello territoriale: con Confindustria Belluno, con quella di Trento, di Torino, di Treviso e con Anfao. Mentre i primi quattro salteranno allo scadere naturale, a rimanere in piedi sarà soltanto quello con l’associazione che riunisce i produttori di occhiali.



La notizia dell’uscita di Del Vecchio dalla compagine associativa è di quelle che lasciano senza parole: comprensibili, quindi, i silenzi e la volontà di non rilasciare alcun commento che viene direttamente dai vertici dell’unione degli industriali bellunesi. La vicepresidente di Anfao e capo di Sipao, Lorraine Berton dichiara soltanto che «come Confindustria abbiamo deciso di non rilasciare alcuna dichiarazione. Attendiamo».

Il suo peso. Luxottica, viste le sue migliaia di addetti, ha un peso tra il 30% e il 40% all’interno dell’associazione. Una percentuale non irrilevante per una piccola realtà che già deve fare i conti con altre fuoriuscite concentrate soprattutto nel 2016. In quell’anno, infatti, una decina sono state le imprese che hanno abbandonato l’ente per incomprensioni con gli attuali vertici, per poi iscriversi a quello trevigiano. Lo stesso con cui Confindustria Belluno aveva pensato di fondersi: ma l’intera operazione è naufragata.

E ora qualcuno fa presente che se l’associazione industriali di Belluno vuole continuare ad esistere, potrebbe decidere di mettere in cantiere un altro progetto di fusione con una consorella veneta.

Intanto resta l’interrogativo su cosa succederà. Difficile a dirsi, nemmeno i sindacati osano fare pronostici.

La cosa certa è che Confindustria dovrà iniziare a fare due conti e verificare se riuscirà a reggere da sola l’onda d’urto dell’addio di Luxottica.

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