Luxottica, via al delisting da Wall Street

Il cda: ormai le negoziazioni avvengono soprattutto in Italia. Del Vecchio: gli Usa restano comunque il mercato principale dei nostri prodotti

BELLUNO. Il Cda di Luxottica ha deciso di avviare la procedura di delisting dal New York Stock Exchange. Lo rende noto la società, spiegando che «la negoziazione delle azioni del Gruppo si è progressivamente spostata sul mercato italiano».

Tra il primo maggio 2016 e il primo maggio 2017, viene ricordato, «gli scambi negli Stati Uniti hanno rappresentato solo il 3,7% dei volumi medi giornalieri totali di Luxottica».

Alla base dell'uscita da Wall Street ci sono anche i «rilevanti costi gestionali» legati al mantenimento della quotazione negli Stati Uniti.

«Il delisting - viene assicurato - consentirà maggiore efficienza in vista del progetto di integrazione con Essilor». Il gruppo intende avviare la procedura «intorno al 6 giugno 2017» e il delisting «dovrebbe divenire efficace dopo 10 giorni dal deposito».

«Luxottica - aggiunge la nota - intende convertire l'attuale programma Adr dal Livello III al Livello I per continuare a garantire la possibilità di continuare a negoziare gli Adr negli Stati Uniti fuori mercato (over-the-counter)».

Leonardo Del Vecchio precisa che il delisting di Luxottica da Wall Street «non influisce in alcun modo sulla nostra visione strategica per gli Stati Uniti, che rimane per noi il principale mercato» e «porterà risparmi e benefici a tutti gli azionisti, così come maggiore efficienza in vista del progetto di integrazione con Essilor».

Luxottica è stata la prima società italiana a quotarsi sul listino americano nel 1990 prima che in Italia. Resteremo sempre orgogliosi di una scelta coraggiosa che ha garantito al nostro Gruppo grande visibilità e prestigio a livello internazionale».

«Non verrà meno l'impegno costante nei confronti dei nostri azionisti americani - ha concluso - dal momento che le azioni continueranno ad essere negoziate presso Borsa Italiana, il che garantirà sufficiente liquidità senza inficiare l'accesso del Gruppo al mercato dei capitali».

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