Traffico in tilt: protestano i metameccanici
Manifestazioni davanti a Invensys e Pandolfo: «Il contratto è un problema di tutti»
La manifestazione degli operai Invensys
BELLUNO.
Chiedono regole, diritti e certezze. Niente di più, niente di meno. I metalmeccanici bellunesi hanno scelto di alzare la voce, coinvolgendo anche chi metalmeccanico non è. Ha preso il via ieri dall'Invensys di Belluno e dalla Pandolfo di Lentiai, la due giorni di mobilitazione organizzata da Fiom, Fim e Uilm. Sullo sfondo un contratto collettivo da rivedere al rialzo e l'insicurezza crescente. Colpa di un mercato troppo veloce e di uno spettro sempre più tangibile, quello della delocalizzazione.
A Belluno davanti all'Invensys hanno sfilato con il lutto al braccio, fatto che la dice lunga sulle condizioni reali dell'azienda, mentre a Lentiai hanno bloccato il traffico, distribuendo volantini agli automobilisti di passaggio, molti dei quali si sono improvvisati sostenitori.
Il mondo metalmeccanico bellunese, cuore pulsante dell'economia provinciale, è in subbuglio. Troppe le promesse disattese a livello nazionale, troppe le situazioni di disagio a livello locale. Troppo davvero per stare tranquilli e guardare al futuro con serenità.
A dare la dimensione del fenomeno è Ido Isotton, operaio e delegato sindacale all'Acc di Mel, stabilimento che negli anni Ottanta contava 1700 dipendenti, oggi 700: «Viviamo con preoccupazione. Fino a un po' di anni fa la produttività ci veniva comunicata una volta all'anno, adesso una volta ogni quindici giorni». Gli economisti parlerebbero di mercato fluido, ma per chi ha una famiglia da mantenere il termine è più terra terra.
La lunga mattinata dei metalmeccanici prende le mosse dall'Invensys di Belluno, dove la situazione è tesa. Qui molti dipendenti sfilano con il lutto al braccio, alcune bandiere da rosse diventano rossonere. Ma stavolta il tifo calcistico non c'entra nulla. «La situazione è critica e le voci che circolano non sono per niente rassicuranti», racconta quasi sottovoce un operaio. All'inizio i manifestanti sono quasi centocinquanta, un piccolo esercito di lavoratori che chiede meno precarietà e un orario di lavoro certo: «I padroni vogliono aumentare le ore di lavoro. E'questa la modernità?», si legge sul volantino, stampato in migliaia di copie.
Il copione si ripete davanti alla Pandolfo, dove i manifestanti sono all'incirca una settantina. Non molti, in verità, ma agguerriti come pochi. «Peccato che alcuni si facciano sfuggire questa possibilità. Il contratto collettivo è un problema di tutti», afferma tra un rullo di tamburi e qualche slogan Luca Zuccolotto della Fiom.
Ad aprire il corteo c'è un'ape-car carico di pacchi alimentari, tutto intorno poliziotti e carabinieri, alcuni dei quali muniti di caschi. Il rapporto è di un agente ogni tre manifestanti, fatto che provoca un po' di curiosità e qualche malumore: «Non siamo mica delinquenti», dice un ragazzo. Intanto, dalla Pandolfo il corteo raggiunge Busche, dove è in corso l'asfaltatura della rotatoria, unica vera causa del blocco al traffico. Oggi la protesta si ripeterà a Bribano di Sedico e a Limana.
Argomenti:metalmeccanici
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