«Welfare e tasse, lo Spi sbaglia bersaglio
AGORDO. «Bressan sbaglia bersaglio: il grosso problema è quello dell’evasione fiscale». L’attacco del segretario del sindacato pensionati Spi-Cgil, Renato Bressan, al sistema welfare aziendale e quindi anche a quello di Luxottica viene aspramente criticato sia dalla Femca Cisl, sia dalla Filctem Cgil che fa parte dello stesso sindacato.
Bressan aveva spiegato come «Il welfare di pochi venga pagato con i soldi delle tasse di tutti i cittadini». Un «fenomeno devastante», secondo il segretario dello Spi-Cgil, «un’ingiustizia» che sottrae soldi alla collettività proprio in un periodo in cui i Comuni sono in difficoltà nell’assicurare i servizi locali.
Una posizione che non è affatto piaciuta ai sindacati dell’occhialeria. «Siamo d’accordo – dice Nicola Brancher, segretario generale Femca Cisl Belluno Treviso - sul fatto che i servizi per i cittadini vadano garantiti, ma Bressan sbaglia bersaglio: non è inasprendo ulteriormente il carico fiscale su lavoratori dipendenti e aziende sane che si garantiscono i servizi, ma piuttosto lottando seriamente contro l’evasione fiscale, che nel nostro Paese pesa per più di 100 miliardi. Ricordiamo che in Italia il cuneo fiscale rasenta il 50% ed è fra i più elevati della Ue. La logica per cui per dare servizi si debba andare a “bastonare” sempre gli stessi, a partire dai lavoratori dipendenti, non ha senso».
Molto simile la posizione di Denise Casanova, segretaria provinciale della Filctem Cgil. «Sono sorpresa dall’uscita di Bressan – dice - abbiamo un’evasione che procura dai 124 ai 132 miliardi di euro di gettito in meno di valore assoluto, per lo Stato 38 miliardi in meno di gettito; se la corruzione non ci fosse il reddito passerebbe da 26.600 a 36.600 euro. Nel tessile la contraffazione determina 8 miliardi di perdita annua. Di fronte a questi dati mi sembra quantomeno strano occuparsi di un pezzo di realtà aziendale, il welfare, che incide davvero poco. Io sono per estendere le tutele, non per creare una guerra tra il pensionato e il dipendente. Voglio fare la battaglia perché il pensionato abbia di più, modificando la legge».
Per Brancher, inoltre, l’analisi di Bressan sarebbe sbagliata. «In Luxottica – sottolinea il segretario della Femca Cisl - il welfare vale circa 3 milioni e mezzo e rappresenta meno dell’1% del monte salari annui dell’azienda. Ma, soprattutto, il welfare si somma a tutta la contrattazione di secondo livello, quindi è aggiuntivo rispetto alla retribuzione ordinaria, ai premi, alle maggiorazioni e altro: non è stata trasformata una parte di stipendio tassato in welfare non tassato, quindi il welfare, che dà supporto ai lavoratori con azioni di grande rilievo sociale come il microcredito, la cassa sanitaria, l’alternanza scuola lavoro, non toglie nulla alle tasse e ai contributi che azienda e lavoratori già versano nelle casse dello Stato».
Le parole di Casanova ricordano invece che è imminente il congresso della Cgil. «Quella di Bressan – spiega – mi pare una polemica pretestuosa. La nostra organizzazione andrà al congresso e sarà l’occasione per portare posizioni diverse. Dispiace lo si faccia mettendo contro i lavoratori. Nessuno dice che il welfare aziendale sia sostitutivo di quello pubblico, serve però una contrattazione di qualità nel pubblico. Lo diciamo anche nell’ultimo accordo siglato con Cisl, Uil e Confindustria».
«Soprattutto – conclude Casanova - non dobbiamo mettere a confronto il peggio con il meglio, ma dobbiamo cercare di far diventare il primo come il secondo. L’uguaglianza è il principio su cui si fonda il nostro documento congressuale: dare di più a chi ha meno. Per quanto riguarda la mancanza di risorse ai Comuni, penso si debba lottare per avere un fisco più equo che tassi i grandi patrimoni e non per togliere soldi ai lavoratori».
Gianni Santomaso
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